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PREVENZIONE PER I DIFETTI DELLA VISTA AD ASTI 

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Il C.O.O.A. opera con professionalità e competenza offrendo percorsi di prevenzione e cura finalizzati al trattamento dei difetti e delle patologie del sistema visivo. Grazie alla pluriennale esperienza maturata nel settore della medicina oculistica, il nostro pool di esperti è al tuo fianco con attività di counseling. In questa sezione del sito potrai scoprire numerose curiosità e sciogliere molteplici dubbi legati ai difetti della vista.
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 <<Vanessa Vettorello è una fotografa di 37 anni che ha deciso di indagare i suoi occhi di bambina, quelli che le mostravano un mondo doppio. Un progetto sulle famiglie, per dire ai genitori che lo strabismo non è un tabù e va affrontato e curato, perché noi viviamo come vediamo.>>


LA STORIA - 10 APRILE 2023

Scoprire la bellezza di una nevicata

«Da bambina vedevo doppio e non avevo profondità di campo, per me ogni cosa era piatta e raddoppiata e non capivo quale fosse quella giusta. Alle elementari stavo in un mio mondo, ero sempre distratta e molto agitata e cadevo spesso, tanto che mi sono rotta tutta. Avevo sempre bisogno degli occhiali, che mi raddrizzavano la vista. Poi a 12 anni sono stata operata e ricordo perfettamente quando mi hanno tolto le bende: allo specchio ho visto una sola Vanessa. Non vedevo più la doppia me e da quel momento la mia vita è cambiata. Mi sono sentita più sicura, ho iniziato a fare sport e mi sono collegata con la realtà. Ho lasciato il mondo degli animaletti colorati che fino a quel giorno mi aveva tenuto compagnia»

Vanessa Vettorello oggi ha 37 anni, il tempo in cui soffriva di diplopia è un lontano ricordo, ma le è rimasto un modo di vedere le cose diverso dagli altri: «Mi sono sempre chiesta perché avessi scelto di fare la fotografa, senza trovare una risposta. Già a sette anni usavo una compatta di mio padre e la prima macchina tutta mia è stata il regalo di maturità. Oggi ho capito che, senza rendermene conto, ho trasformato quel mio avere un “altro” punto di vista prima in una passione e poi in un lavoro».

Come fotografa, Vanessa si è specializzata nei ritratti, io l’ho conosciuta cercando delle immagini di persone che fanno il pane. Il suo sguardo è intimo e ti porta dentro le cose. Da tre anni però ha deciso di tornare a indagare quel mondo in cui ha vissuto da piccola e ha cominciato un progetto fotografico sulle bambine e sui bambini affetti da strabismo.

Si chiama “Fixing you”, e la parola inglese gioca con l’idea che ci sia qualcosa da sistemare ma anche da fissare. «Stavo cercando un lavoro che non fosse esterno da me, che mi appartenesse. Qualcosa che potessi conoscere bene e potesse avere un’utilità sociale. La prima cosa che mi è venuta in mente è stato proprio lo strabismo. Così ho iniziato a leggere libri e ricerche scientifiche, poi a fare interviste». Vanessa ha cominciato un’indagine su se stessa bambina e ha trovato due persone che le hanno fatto da guida: un’ortottista di Asti, Marisa Merlone, che ha creduto nel progetto, le ha spiegato ogni cosa e le ha dato i libri da studiare, e il professor Nucci, luminare della chirurgia ottica per lo strabismo che sta a Milano.

«Ho deciso di raccontare lo strabismo perché se ne parla poco e soprattutto si parla poco di prevenzione. Ci sono i mezzi per capirlo anche in un neonato e anche se è latente i genitori devono sapere che non è un problema estetico ma funzionale. Ci si preoccupa solo dello stigma ma, come ho imparato sulla mia pelle, il modo in cui vediamo è il modo in cui viviamo». Vanessa si è messa a lavorare sulle famiglie per dare strumenti alle mamme e ai papà, il suo progetto fotografico, che diventerà un libro, avrà immagini e testi. Me ne anticipa alcune parti, come questo passaggio della dottoressa Mariarosa Zanasi, una vita di lavoro sulla vista dei più piccoli: “Ci sono dei segnali importanti da cogliere: se il bambino socchiude spesso un occhio potrebbe trattarsi della fase iniziale dello strabismo; se si avvicina molto al televisore della miopia; se non è interessato a guardare i libri allora potrebbe trattarsi di una ipermetropia; se storce il capo quando fissa, di un deficit di un muscolo dell’occhio”.

«I bambini non possono rendersene conto da soli, io – mi racconta Vanessa – sono cresciuta vedendo doppio e mi sembrava una condizione normale. Devo tantissimo ai miei genitori che si sono accorti che per mettere a fuoco le cose giravo sempre la testa in un modo strano. Così sono iniziate le visite, le cure e sono arrivati gli occhiali. Ho fatto anni di esercizi all’ospedale oftalmico: dovevo mettere degli animaletti colorati dentro le gabbie. Leoncini, farfalle e uccellini che erano diventati il mio mondo fantastico».

Come trasformare tutto questo in fotografia? «Sto cercando di mostrare come era la mia visione, utilizzando delle doppie esposizioni, e provo a raccontare tutto quello che devono passare i bambini e i genitori. Da imparare a mettere la benda sul più forte dei due occhi, per insegnare a lavorare a quello più pigro, alle attività e agli sport che danno sostegno psicologico come l’ippoterapia. Seguo una bimba a cui il cavallo ha restituito quella tranquillità che nel rapporto con il mondo le manca».

Vanessa ha appena vinto un premio dell’Archivio Fotografico Italiano, grazie al quale produrrà una mostra il prossimo anno: «Cerco altre famiglie, con figli fino a 14 anni, disponibili a fare parte del progetto. È fondamentale che i genitori non vivano lo strabismo come un tabù, una cosa di cui non si può parlare davanti ai bambini. Cambia tutto se le cose si condividono e si spiegano. Un buon esempio di quello che dico è l’account Instagram di una mamma e di una figlia che si chiama “occhi dei bimbi”». (Chi volesse far parte del progetto può scriverle a vettorelovanessa@gmail.com o contattarla su Instagram).

Il libro che ha più ispirato Vanessa in questo suo viaggio è quello di una neurobiologa americana, Susan R. Barry, in cui ha racconta il suo percorso di recupero della visione stereoscopica dopo l’operazione di riallineamento degli occhi. Il volume, che si intitola “Fixing my gaze”, ha la prefazione di Oliver Sacks e questa è la parte che Vanessa ha sottolineato: «Dopo aver vissuto in un mondo piatto per cinquant'anni, Sue sentì questo improvviso balzo nella tridimensionalità come una rivelazione. Il suo mondo era ora pieno di una nuova sorta di bellezza visiva e meraviglia così profonda che tre anni dopo, quando mi scrisse, ne era ancora rapita. "La mia nuova visione continua a sorprendermi e deliziarmi. Un giorno d’inverno, correvo dalla classe alla caffetteria per un pranzo veloce. A pochi passi dall’università, mi fermai di colpo. La neve cadeva pigramente intorno a me in grandi fiocchi umidi. Riuscivo a vedere lo spazio tra ogni fiocco, e tutti i fiocchi insieme producevano una bellissima danza tridimensionale. In passato, la neve sarebbe sembrata cadere come un foglio piatto su un piano leggermente davanti a me. Mi sarei sentita come se stessi guardando una nevicata dall'esterno. Ma ora mi sentivo immersa nella nevicata, tra i fiocchi di neve. Dimenticato il pranzo, guardai cadere la neve per diversi minuti, e, mentre guardavo, fui sopraffatta da un profondo senso di gioia. Una nevicata può essere incredibilmente bella, specialmente quando la vedi per la prima volta”».

Anche la vita di Vanessa è cambiata il giorno in cui è stata operata, da allora c’è molta più luce nella sua esistenza, ma il ricordo della bambina che è stata è molto dolce: «Il mondo degli animali fantastici non ha tristezza dentro di sé, non è stata solo difficoltà ma anche favola».

Lo Studio Oculistico risponde alle vostre domande

  • I difetti della vista sono ereditari?

    Sicuramente esiste un fattore genetico ma, nel caso della miopia, è multifattoriale: una componente dovuta ai geni, una all'ambiente.

  • I difetti della vista presenti nei bambini devono sempre essere corretti?

    NO. La correzione diventa indispensabile solo se il difetto è significativo, se vi è una evidente differenza fra i due occhi (anisometropia) o in presenza di disturbi della motilità oculare che lo richiedono.

    Se vengono rispettati questi parametri il bambino porterà volentieri l’occhiale perché  apprezzerà il vantaggio che deriva dal loro uso.

  • I difetti della vista sono causati dall'uso di videogiochi, PC o televisione?

    Al contrario alcuni videogiochi vengono associati a specifiche terapie ortottiche per la riabilitazione visiva.

  • Se il bambino dimostra, nella vita quotidiana, di vedere benissimo deve comunque essere sottoposto a visita?

    SI. Potrebbe vedere benissimo, ma con un occhio soltanto. Se è un difetto comparso alla nascita il bambino si adatta ad una visione “monoculare”.

  • A che età è consigliato sottoporre un bambino ad una visita?

    Risultano fondamentali tre visite, ad 1 anno, a 3 e 5 anni.

  • È possibile visitare i bambini di qualsiasi età?

    SI. Sono naturalmente necessarie le tecnologie e professionalità appropriate che consentano una valutazione su basi “oggettive” e  che non richiedano la collaborazione del piccolo paziente.

  • Come si “cura” uno strabismo?

    La diagnosi di strabismo richiede la valutazione di molteplici aspetti, per cui non esiste una strategia univoca ma strategie “calibrate” sul singolo caso. 

    I genitori non dovranno mai pensare che una strategia applicata per un bambino sia anche efficace per un altro. Le specificità sono molteplici anche se apparentemente la deviazione può sembrare, ad un profano, la stessa.

    Bisogna, però, tenere sempre presente che lo strabismo, almeno dal punto di vista estetico, può sempre essere corretto. Se trattato precocemente consente di realizzare anche un recupero funzionale.

  • Che cos'è l’occhio pigro (ambliopia)?

    È un disturbo dovuto al fatto che il cervello trascura le immagini che giungono dall’occhio, questo produce un mancato sviluppo dell’acutezza visiva nell’occhio escluso.

    Il bambino di solito non ha disturbi né sintomi per cui il problema può essere diagnosticato solo con una visita.

    È indispensabile una diagnosi precoce per ottenere il recupero visivo nel rispetto delle tre visite fondamentali 1-3-5 anni.

  • Che cos'è lo strabismo latente?

    È una forma di strabismo non evidente esteticamente o saltuariamente evidente che può produrre: affaticamento oculare, cefalea, arrossamento ecc. soprattutto in conseguenza ad un impegno visivo prolungato. Si tratta di una frequente causa di difficoltà scolastica e spesso erroneamente ricondotto ad un “disturbo dell’apprendimento”.

  • Che cos'è l’insufficienza di convergenza?

    È una difficoltà nel coordinare i movimenti oculari in convergenza. Produce affaticamento oculare, cefalea, arrossamento ecc. soprattutto in conseguenza ad un impegno visivo prolungato.

    Si tratta di una frequente causa di difficoltà scolastiche e spesso erroneamente ricondotto ad un “disturbo dell’apprendimento”.

  • Qual è la differenza fra ortottista ed optometrista?

    L’ortottista è un operatore sanitario, in possesso di laurea triennale, che previene, valuta e tratta i disturbi motori e sensoriali della visione: è l’unica figura professionale abilitata ad occuparsi di riabilitazione visiva in bambini ed adulti, esecuzione di tutti gli esami di diagnostica in oculistica e di ipovisione.

    Il corso universitario per ortottista è attivato presso la Facoltà di Medicina.

    L’optometrista è una figura professionale non riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico. Coloro che hanno conseguito all’estero il titolo si devono limitare ad esercitare le attività consentite agli ottici.

    Da qualche anno, alcune Facoltà di Fisica hanno attivato corsi per ottici/optometristi che, comunque, non hanno una specifica formazione “sanitaria”.


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